Storia di un paesino (1)

C’erano una volta Toni e Giuan: il primo era l’eminenza grigia, l’altro il borgomastro. Insieme dominarono la scena del paese per 30 anni. Con un colpo di mano avevano defenestrato il predecessore di Giuan per un cavillo legale. La commissione edilizia, presieduta o comunque presidiata da Toni 45 anni era il centro del potere. Visto anche che Giuan costruiva le case sui progetti che Toni faceva approvare.

 

Non c’era matrimonio in cui Toni non fosse invitato, come un “notabile” di qualche paese al di sotto di Roma. Alla base del potere c’era l’infiltrare loro “amici”, compagni di merende ecc. ovunque, associazioni, congreghe ecc. perfino nelle liste avversarie. Tutto legittimo, nulla di illegale o moralmente deplorevole. Semplice astuzia politica.

Il potere però, deve sempre trovare nuovi “rinforzi”, ossia qualcuno che porti i voti per continuare a perpetrarsi. Così qualche lustro fa arrivarono nella compagine l’Architetto e la biondina.

Vinsero le elezioni per un pelo, anche se tra grossi dubbi sulla accondiscendenza della lista arrivata seconda nel quale brillavano i fornitori dell’impresa di Giuan”.

Giuan e Toni, peraltro sapevano come ingraziarsi la gente, lavorando anche seriamente nel loro mestiere.

L’architetto divenne vicesindaco e la biondina la sua spalla.

E li inziarono i dolori per Toni e Giuan: anche archietto e biondina cominciarono ad adottare la stessa tattica. Esse furono assai capaci a farsi amici molte associazioni, alcune delle quali da sempre prone al potere del più forte. Altre semplicemente rimasero indipendenti, altre furono osteggiate o si rovinarono da sole. Ne furono create anche altre, guidate da persone di fiducia.

La parrocchia era e rimase un feudo della biondina. Ma la storia stava prendendo un altra piega…

(1. continua)

(–> seconda parte)

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