Della satira, della politica e sulla misura

La satira , anche politica, anche la più feroce, deve sempre avere delle regole. Qual’è quella più importante ?

Sicuramente la satira deve graffiare, deve porre le persone prese di mira di fronte ai loro difetti, alle loro incongruenze e dire le intenzioni che non vengono svelate.

Non esiste satira “buonista”, ma esistono le persone che sanno ridere di se stessi, e come diceva Mark Twain, questi sapranno divertirsi a lungo e bene e dunque accettano la satira, e magari la usano a proprio favore.

Ma soprattutto deve essere alla pari. Se io satireggio, qualcuno, citato o non citato, lo devo fare in modo corretto. La “sfida”, se di sfida si tratta, deve essere alla pari. Dunque chi fa satira non deve farlo vigliaccamente.

Così come la critica, peraltro: sui miei blog, attraverso la satira o un discorso serio, io espongo il mio nome, la mia faccia.

Diverso invece chi sparge voci false in giro per il paese, confonde le idee ai cittadini e anche chi affigge manifesti anomini. Indipendentemente che siano di critica o di satira.

Non mi piace. Non è nel mio stile. Io ci metto la faccia, come i miei “bersagli”; gente che, facendo politica, ci mette la sua faccia. E paradossalmente proprio per questo li rispetto mettendo il mio nome su questo blog.

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