Andranik e Alecko, storie di calcio tra due continenti

Eskandarian 2Parliamo di due giocatori di calcio, padre e figlio la cui storia non ha riempito le pagine delle gazzette sportive, ma che merita di essere raccontata. Partendo da un ricordo legato ad un nome e cognome strano e ad un difensore talentuoso che picchiava come un fabbro. Andranik Eskandarian .
Avevo tredici anni nel 1978, e quelli in Argentina, furono di fatto i primi mondiali di calcio che seguii con attenzione.

All’epoca, alcuni continenti come l’Asia l’America Centro-nord e l’Africa, avevano diritto solo ad una squadra qualificata ciascuno sulle 16 che partecipavano al mondiale.
Ma mentre l’America Centrale vedeva quasi sempre qualificato il Messico (anche se nel 74 fu eliminato in modo poco chiaro da Haiti), che riusciva anche a lottare per qualificarsi ai quarti di finale, per gli altri due continenti, la presenza era quasi sempre stata più folcloristica che interessante dal punto di vista dei risultati, con l’eccezione (ahimè per noi italiani) della Corea del Nord nel 1966.
In quel mondiale argentino si misero in luce Tunisia ed Iran. Due nazioni islamiche anche se all’epoca ancora rette da governi laici.
L’Iran stava già vivendo i turbolenti mesi che tra la fine dell’anno e l’inizio del 1979 porteranno alla rivoluzione e alla dittatura teocratica tutt’oggi al potere.
Entrambe non andarono così male, soprattutto la Tunisia che superò proprio il Messico e costrinse al pareggio i campioni del mondo uscenti della Germania, perdendo solo con la Polonia per una ingenuità difensiva. Rivelazione della Tunisia fu il portiere ventenne Mokhtar Naili, catapultato in due settimane dalla panchina del suo club al ruolo di titolare in nazionale.
Eskandarian 1L’Iran invece disputò si un mondiale dignitoso, ma senza vittorie. Si trovò nel girone con i vicecampioni uscenti e futuri dei Paesi Bassi (o Olanda come dicevamo allora), la Scozia e il Perù.
L’esordio fu subito duro contro gli arancioni neerlandesi. Ricordo vedendo la sintesi della partita (la Rai trasmise in diretta l’altro match del girone, dove il Perù sconfisse la Scozia), che gli Olandesi faticarono molto in quel match, soffrendo per tutto i primo tempo la difesa Iraniana e vincendo 3-0 grazie a due rigori.
Soprattutto si mise in luce lo stopper iraniano con un nome e un cognome molto meno “islamici” o iraniani degli altri. Anziche Hassam, Mohammend, Reza, Ciro si chiamava Andranik. Andranik Eskandarian..
Andranik… suovava un po come Diabolik Paperinik….
Era si diceva allora n difensore roccioso. Diciamo pure che picchiava come un fabbro, stile un Gentile , un difensore che sarebbe piaciuto a Nereo Rocco (“te Calcia, se ciapi el balon, pasienza….”). Ma aveva i piedi buoni, senso dell’anticipo e colpiva per una barba tipicamente orientale.
Anche contro la Scozia, travolta dal Perù si mise in luce, anche se fu autore di uno spettacolare autogoal che diede ai britannici un breve vantaggio, vanificato dal pareggio dell’altra stella iraniana, Iraj Danayfar.
Un pareggio che già poteva suonare storico per gli Iraniani, che poterono andare a giocarsi la qualificazione nella terza partita col Perù. Ma soprattutto un disastro per gli scozzesi, che proprio per quel pareggio, anche battendo l’Olanda non riusciranno a qualificarsi . E che ,ma è un’altra storia, forse cambiò la storia di quel mondiale, ma è un’altra storia….
Contro il Perù Eskandarian non ci sarà, causa le due ammonizioni rimediate nei primi due match. Ma la sua parabola calcistica era solo agli inizi. L’Iran perderà nettamente e tornerà a casa, senza qualificazione, ma come si dice, con il rispetto del mondo calcistico.
Andranik aveva però impressionato gli osservatori. Non era un fenomeno, ma si capiva che avrebbe potuto giocare tranquillamente in Europa.
Furono i New York Cosmos , la miliardaria squadra americana dove giocavano Chinaglia e Beckenbauer e dove aveva terminato la carriera Pelè. Ad ingaggiarlo, dopo averlo visionato in un match esibizione tra i Cosmos e una selezione “All Stars” e averlo provato in un amichevole col Boca Juniors.
Andranik on si fece scappare l’occasione. Sia per questione di soldi, ma anche, come scoprii anni dopo per motivi molto più seri…..
Eskandarian 3Eskandarian infatti non è un cognome persiano o arabo. Ma Armeno. Il suo nonno omonimo Andranik era infatti fuggito dalla zona dell’Armenia oggi sotto la Turchia, all’epoca del genocidio contro il suo popolo. Il primo sterminio di massa della storia moderna. A Teheran ed in Iran c’è tuttora una grande comunità Armena, di religione Cristiano-ortodossa.
E il giovane Andranik era cresciuto calcisticamente nella squadra di calcio dell’Ararat Teheran, squadra che tutt’oggi ammette tra le sue fila solo giocatori della comunità Armena. Una sorta di Atletico Bilbao iraniano.
Quindi andare negli Stati Uniti voleva dire per lui e la sua famiglia, scappare da una situazione pericolosa e poco chiara alla vigilia della ormai annunciata rivoluzione islamica di Khomeini.
Eskandarian sarà una colonna dei Cosmos sino alla fine di quella squadra, fallita nel 1983 insieme alla lega calcistica, la NASL di cui era il club principale.
Nel frattempo però molte cose erano cambiate. Il soccer Usa non era più quel mondo dorato che aveva attratto molti giocatori europei, come il calcio cinese oggi. In Iran la rivoluzione Khomeinista era saldamente preso il potere. Eskandarian nel 1984 ha ottenuto la cittadinanza americana, da due anni è padre di Alecko, di cui parlerò dopo.
Andranik non tornerà più in Iran. Giocherà ancora due anni nella MISL, la nuova e più modesta lega, nelle file dei New York Express e dei New Jersey Eagles. Ma siccome si tratta di un calcio a dimensione poco più che dilettantistica, prima del rilancio dopo i mondiali 1994, il nostro comincia a pensare al futuro. Stabilitosi nel New Jersey, rileva da un compagno di squadra il “Birkenmeier Sport Shop”, che è diventato il più importante negozio di articoli e abbigliamento calcistico della costa Est.
Il figlio Alecko, nato e cresciuto negli USA, diventerà anche lui un grade giocatore, nazionale statunitense ma vedrà interrotta la sua carriera a soli 28 anni. Da un infortunio insolito ma grave e preoccupante per un calciatore.
Durante un amichevole col Milan nel 2009 fu colpito da ua violenta pallonata che gli provocò una commozione cerebrale e problemi che lo costringeranno a ritirarsi. Il tema della “Concussion” dovuta alle botte in testa , era stata sino ad allora un problema per altri Sport, come il Football Americano, L’Hockey e il Rugby. Lo diventa anche per il calcio, almeno per la federazione americana che qualche anno dopo deciderà protocolli e controlli medici periodici per i giocatori e il divieto a colpire la palla di testa per i giocatori sotto i 13 anni.

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